Elisa Richle si è basata ed ispirata al testo “La poesia della natura” di Rabindranath Tagore (premio Nobel per la letteratura nel 1913), mentre Aymone Poletti ha lavorato e sviluppato questo tema anche attraverso il “genius loci” offerto dagli stessi spazi espositivi.
Nasce così un “fil rouge” costituito da percezioni visive da trasmettere al pubblico attraverso i diversi supporti a disposizione delle pittrici: impronte di momenti passati, segnati sulla tela e sulla carta attraverso l’incisione, la tecnica mista, il collage o il monotipo.
Una quarantina di opere per ogni artista come pure diverse ceramiche accompagneranno il pubblico lungo i piani che costituiscono gli spazi espositivi della pittoresca Casa Pasquali-Battaglini di Cagiallo.
Estratto dal discorso di apertura al Vernissage della mostra “Percezioni Visive” , Casa Battaglini, Cagiallo:
“(…) Il titolo “Percezioni visive” indica la voglia di offrire al pubblico una mostra profonda, dedicata al colore, all’espressione delle forme, e alla percezione. Questa bipersonale presenta due artiste sensibili al tema della “memoria”, che entrano in dialogo con l’ambiente circostante attraverso opere che vogliono essere un omaggio alla contemplazione del paesaggio e all’ineffabile descrizione delle sensazioni provenienti da tutto quello che ci circonda. (…) Aymone Poletti ha lavorato e sviluppato il concetto della “percezione” attraverso 3 correnti, una per ogni stanza del primo piano delle sale espositive della storica Casa Battaglini. L’artista ha infatti approfondito con rigore i temi della memoria, del viaggio e del genius loci, sviluppando un percorso intimo basato sul raccoglimento e sulle sensazioni.Opere le sue, da vivere e da scrutare con attenzione per carpirne i diversi livelli di lettura. L’abitazione come protezione, dalla quale spaziare per poter viaggiare “oltre le pareti” ma anche immagine di decadenza e percezione di impotenza verso il tempo che scorre. (…) Si va alla ricerca dei piccoli particolari presenti in questa casa. Gli inchiostri segnano i dettagli di un simbolico “genius loci” offerto dagli stessi spazi espositivi che diventano protagonisti di una installazione totale.
“Memento mori”: lo scorrere del tempo, il peso della memoria e lo stesso decadimento possono però portare alla voglia di sfuggire a tutto questo. Troviamo perciò la stanza delle vedute astratte, dei fondali e degli scogli intesi come sintesi di un viaggio.
Nasce così un complesso “fil rouge” costituito da percezioni visive da trasmettere al pubblico attraverso i diversi supporti a disposizione delle pittrici: impronte di momenti passati, segnati sulla tela e sulla carta attraverso la tecnica mista, il collage, l’incisione o il monotipo.(…) “
Philipp Vogt, 28 maggio 2011
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